martedì 2 dicembre 2008






Scriveva Oriana Fallaci nella indimenticabile ‘intervista a sé stessa’, parlando di Gasparri:<< … sembra lo scemo del villaggio. Ha una faccia così poco intelligente, poverino, e un labbro così pendulo, che vien voglia di pagargli una plastica. Quanto a ciò che dice, bè: non molto tempo fa scivolò su una bucia di banana farfugliando un discorso da cui risultava che Mussolini era stato un Padre della Patria >>. Io stesso, quando telefonò in diretta nella trasmissione di Simona Ventura attaccandola per aver concesso spazio ad una satira verso di lui; mi posi la domanda: “Ma questo è un ministro della Repubblica?”.Alla vittoria di Obama per la presidenza USA ha sparato un’altra cazzata: “Bin Laden” –o Al Quaeda non ricordo bene, ma la sostanza è la stessa- “sarà contento”. Per annotare quanto sia perspicace politicamente Al Zawahiri insulta e minaccia Obama presidente eletto Usa definito «negro».Ora se la prende con 'che tempo che fa' la bella trasmissione di Fazio che parla di politica e costume prendendo pretesto dalla meteorologia. Lo accusa di invitare solo compagni suoi della sinistra, incavolato per la convincente intervista ai Soro, leader sardo del PD, che ha fatto una convincente e degna figura. Ancora una volta parla a sproposito, senza efficacia politica; esponendosi a brutte figure. Insomma non se la deve prendere con chi è più bravo di lui nel fare politica, ma se la deve prendere con i coglioni della sua parte che non sanno né gestirla né esercitarla.Se giornalisti, comici, magistrati ... Se scuola, università, quotidiani e TV ... sono farcite di dirigenti, funzionari, direttori, operatori, artisti... di sinistra, un motivo ci deve essere.Ed é il lavoro e la 'carriera' che se non sei collocato a sinistra non lo trove, e non la fai.Esempio tipico il discotecaro Jovanotti di Mediaset che appena entrato nell'ambiente ha abbandonato le magliette Usa, si è vestito da barbone, e fatto terzomondista della sinistra No global.Questa situazione deve analizzare Gasparri, non attaccare individualmente i protagonisti avversari che sanno fare bene il loro mestiere di propagandisti.







Racconto di pier luigi baglioni

Storia genovese di droga politicamente scorretta.



Valentina aveva diciotto anni. Un bocciolo di ragazza che stava appassendo senza che i genitori se ne rendessero conto. A toglierli dall’incoscienza fu la telefonata al padre d’uno sconosciuto in ufficio che portò in casa loro la tempesta: “ Parlo col papà di Valentina? Mi ascolti bene: controlli sua figlia. Si droga!”. Abbassò immediatamente la cornetta. Senza quella dritta –come si dice in genovese- la storia sarebbe finita male.
Presago dell’eventualità Enzo non chiuse occhio tutta la notte. Assillato dalla consapevolezza che il suo intervento sarebbe stato decisivo, si propose innanzi tutto di stabilire con certezza che la telefonata non fosse uno scherzo, o la malignità di un invidioso. Certo gli appariva chiara, ora, la trasformazione avvenuta nella radiosa immagine di Valentina adolescente contrapposta all’attuale di sua figlia, smagrita e orrendamente pallida. Notò lucidamente il suo odio per la scuola, la passione per il rock satanico e le idee anarchiche quando di Bakunin sapeva poco o nulla.
I giorni seguenti, improvvisato investigatore, si appostò alla scuola e pedinò la figlia all’uscita. Vide che frequentava un coetaneo anche lui magro come un chiodo. Bello ma di una bellezza avvizzita nonostante la gioventù. Si chiamava Aldo, e tutti sapevano della sua tossicodipendenza. Mica spinelli o erba. Si faceva d’eroina, a cui aveva iniziato anche Valentina con l’accorgimento di farle i buchi nel piede, tra l’alluce ed il metatarso. Prova provata la ebbe sottraendo nottetempo le orine dal vaso di camera e facendole analizzare in laboratorio.
Passò giorni terribili, scontri e litigate, prima di entrare in analisi, tutta la famigliola, alla divisione di Salute Mentale. L’equipe specialistica, quattro laureati in psicologia, sottoposero babbo, mamma e figlia ad una specie di osservazione dialogante che finì col responso della manchevole qualità di ‘padre’ di Enzo. Accusato di avere lesinato affetto e attenzione a Valentina –secondo loro- l’eroina ero lo sbocco naturale della sua inadeguatezza paterna. Bucarsi era la protesta, il grido, della figlia contro il suo babbo disattento. La dottoressa concluse la requisitoria con la frase: “Sua figlia le sta urlando: papà ci sono anche io”. “Ma che cazzo state dicendo?” inveì Enzo assumendo quel concetto come deleteria baggianata. Invece l’altro psicologo ribadì secco: “Lei vuole imporre la sua ‘normalità’ borghese degli ‘integrati’ alla figlia senza valutare che ella proprio non la vuole…”. Seguì un bel pistolotto sulla libertà personale, l’irregolarità quale valore, e l’ordine imposizione. “Ho capito la colpa è mia. Buongiorno e tante grazie” pensò uscendo senza mandarli a fanculo.
Se la faccenda si animava in una scelta di vita, fare la pittrice invece che la farmacista, non sarebbe certo stata una tragedia. Ma l’eroina no, non potevo accettarla. “Nessuna convivenza” stabilì fermo con se stesso “a qualsiasi costo”.
La generazione di Enzo ignorava la droga. Tutt’al più prendeva qualche sbronza. Ignorando il problema, egli non si era reso conto quanto fosse dilagato nella gioventù sulle ali dei concetti espressi da cattivi maestri camuffati da maîtres de la pensée.
La volontà di togliere Valentina dall’abisso, da quel momento, fu obiettivo imprescindibile. Capì che nessun aiuto gli sarebbe venuto dalla moglie annichilita dall’imprevisto stato di cose. Doveva cavarsela da solo.
Per prima cosa doveva rompere la relazione tra la figlia e Aldo (“il problema é lui non l’eroina”). Difficilissimo separarli se ella frequentava l’Istituto. Quindi “Niente più scuola per ora” le impose. Con le buone o le cattive tentò tenerla in clausura casalinga. Non le sarebbe mancato nulla, dischi preferiti, l’hi-fi nuovo… play station… tutto quanto il mercato offriva in fatto di passatempi. Ella accettò il patto, “o così o fuori”, pensando a come infrangerlo. Non senza combattere: quando il papà chiese l’abbandono temporaneo del Bertani, la bella scuola per segretarie d’azienda vicino alla Villetta Di Negro, stupendo parco pubblico con cascata d’acqua, grotte e museo d’arte giapponese, rifiutò decisamente. “E perché mai?” “Perché ti sei messa con un tossico”. Figuriamoci, Enzo era un bravo ragazzo: “…solo, abbandonato da tutti”. Lei lo voleva aiutare, dargli una mano, tirarlo fuori…Si mise a piangere. Il babbo pazientemente le spiegò come l’eroina uccide l’anima delle persone; annulla la volontà, sopprime la dignità soggettiva: “Sai nulla della famiglia di Aldo? Avevano un bel negozio, appartamento di proprietà; una vita serena e agiata. Tutto cancellato. Per pagare i suoi spacciatori hanno dilapidato ogni sostanza. Questo in casa mia non avverrà.”
Da quel momento non le disse più nulla. Pranzavano in silenzio, restando giorni senza profferire verbo (zitti e fermi come dei ciclisti quando fanno surplace).
Tuttavia Aldo non intendeva rinunciare a Valentina. Cercò riprendersi la preda girovagando per Sampierdarena, appostandosi sul portone di casa.
“Se ti vedo gironzolare intorno ti sparo in bocca” gli disse Enzo per mettergli paura. Inutile. Ci voleva ben altro. Proseguendo l’assedio asfissiante il padre di Valentina non poteva restare inerte. Si recò al Comando dei Carabinieri che declinò ogni possibilità di intervenire. Allora ci pensò lui.
Si rivolse ad un balordo della compagnia di Aldo sempre assetato di denaro. BodyCuoio, uno skeenead, ultras della Sampdoria dalla testa rasata, le braccia piene di aquile e serpenti tatuati in rosso e nero. Per cinquecento euro confezionò la bustina dell’over dose che lo tolse di torno.





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